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Promuovere il dialogo per il disarmo in vista della Conferenza di Revisione del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari

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By Naureen Hossain

NAZIONI UNITE(IPS) – L’argomentazione a favore del disarmo nucleare è oggi forse più attuale che mai dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, specialmente in un mondo segnato da un crescente abisso tra gli Stati nucleari, e tra questi ultimi e i Paesi che non possiedono armi nucleari.

William Potter, the director of the James Martin Center for Nonproliferation Studies
William Potter, the director of the James Martin Center for Nonproliferation Studies

In occasione di un evento svoltosi a margine della Commissione preparatoria per la Conferenza di Revisione del 2026 delle Parti del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (TNP) (28 aprile–9 maggio), un gruppo di esperti ha discusso su come il disarmo nucleare debba essere perseguito al giorno d’oggi. Il panel è stato co-organizzato da Soka Gakkai International (SGI) e dalla Missione Permanente del Kazakistan presso le Nazioni Unite a New York.

Con il proliferare di nuovi conflitti e l’escalation di quelli già in corso, c’è un’urgenza sempre maggiore per il raggiungimento da parte degli attori globali di un consenso sulle questioni di sicurezza, inclusa la collocazione delle armi nucleari in questa epoca post-Guerra Fredda. William Potter, direttore del James Martin Center for Nonproliferation Studies, ha espresso preoccupazione per l’“erosione” delle norme che regolano l’utilizzo delle armi nucleari.

«Il mondo si trova a dir poco in uno stato di disordine. È difficile distinguere gli alleati tradizionali dagli avversari», ha affermato Potter.

Potter ha osservato un “divario crescente” tra gli Stati nucleari — ovvero i Paesi che possiedono armi nucleari e altre armi di distruzione di massa — e gli Stati non nucleari, in merito all’urgenza con cui la questione del disarmo nucleare deve essere affrontata.

UN
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Gaukhar Mukhatzhanova, Japan Chair for a World Without Nuclear Weapons (VCDNP)
Gaukhar Mukhatzhanova, Japan Chair for a World Without Nuclear Weapons (VCDNP)

«Non è l’arma nucleare in sé il vero nemico… bensì il modo di pensare che ne razionalizza e giustifica l’utilizzo», ha dichiarato Chie Sunada, Direttrice del Dipartimento Disarmo e Diritti Umani di SGI. «Quella pericolosa mentalità che porta ad annientare l’altro quando viene percepito come minaccia o ostacolo. Quel modo di pensare che ignora la sacralità della vita, che dobbiamo difendere insieme.»

Anche se alcune potenze globali stanno discutendo l’allentamento delle restrizioni sul dispiegamento di armi nucleari, esistono ancora strumenti diplomatici efficaci per promuovere il disarmo. Un esempio è rappresentato dalle Zone Denuclearizzate, così come codificate da trattati specifici per specifiche regioni.

Diversi Paesi in Africa, America Latina e Caraibi, Pacifico, Asia Centrale e Sud-Est asiatico sono d’accordo sul non voler possedere armi nucleari né condurre test nucleari. Per gli Stati non nucleari, queste zone consentono di «affermare la propria sovranità» e «il diritto di determinare la propria sicurezza regionale», secondo Gaukhar Mukhatzhanova, responsabile della Japan Chair for a World Without Nuclear Weapons (VCDNP). Mukhatzhanova ha inoltre sottolineato come queste zone denuclearizzate limitino la libertà d’azione degli Stati nucleari, costringendoli a rispettare i trattati che le tutelano.

Adedeji Ebo,Director and Deputy to the High Representative of the United Nations Office of Disarmament Affairs (UNODA)
Adedeji Ebo,Director and Deputy to the High Representative of the United Nations Office of Disarmament Affairs (UNODA)

Il panel ha anche sostenuto la necessità di dare maggiore credibilità alla politica del “no first use”, secondo la quale una potenza nucleare in conflitto con un’altra potenza nucleare si impegna a non utilizzare armi atomiche per prima.

Attualmente, la Cina è l’unico membro del P5 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU) ad adottare ufficialmente una politica di “non primo uso”, ovvero di utilizzo delle armi nucleari solo in risposta a un attacco nucleare subito.

Anche l’India adotta una politica di “non primo uso”, ma prevede un’eccezione nel caso di attacchi con armi biologiche o chimiche.

Nel frattempo, gli altri membri del P5 – Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Francia – così come altre potenze nucleari quali Pakistan e Corea del Nord, mantengono dottrine che prevedono il possibile impiego preventivo delle armi nucleari.

Alexander Kmentt, Director of the Disarmament, Arms Control, and Non-Proliferation Department of the Austrian Ministry of Foreign Affairs photo credit: OPANAL
Alexander Kmentt, Director of the Disarmament, Arms Control, and Non-Proliferation Department of the Austrian Ministry of Foreign Affairs photo credit: OPANAL

Attribuire maggiore importanza a un impegno formale sul “non primo uso” potrebbe contribuire ad evitare incomprensioni e calcoli errati che rischiano di portare a conseguenze devastanti. In questo tipo di trattative sui trattati nucleari, servono quelli che Adedeji Ebo – Direttore e Vice Alto Rappresentante dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari del Disarmo (UNODA) – ha definito «dialoghi per rafforzare la fiducia», da favorire attraverso il rafforzamento di misure di trasparenza e reporting.

L’incontro preparatorio di quest’anno è iniziato con una discussione proprio su questo tema. Alexander Kmentt, Direttore del Dipartimento per il Disarmo, il Controllo degli Armamenti e la Non Proliferazione del Ministero degli Affari Esteri austriaco, ha osservato che, nelle deliberazioni del TNP, gli Stati nucleari sembrano godere di una priorità politica maggiore e sono più propensi a mantenere lo status quo, in quanto il possesso di armi nucleari offre loro un senso di sicurezza. Questo crea uno squilibrio di potere.

Incontri come il PrepComm del TNP e la Riunione degli Stati Parte del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari devono quindi creare spazi dove le delegazioni e gli altri attori siano informati e possano intervenire con autorevolezza.

Ebo ha affermato che gli Stati non nucleari sono «indispensabili per ottenere progressi significativi nel disarmo nucleare».

Gli “Stati ombrello” – ovvero Paesi che beneficiano della protezione nucleare di potenze nucleari – dovrebbero sfruttare la propria posizione per sostenere le istanze di non proliferazione degli Stati non nucleari.

C’è bisogno di «demistificare la conversazione sul nucleare», ha aggiunto Ebo. Diplomatici e altri esperti che si occupano della questione devono essere adeguatamente formati. Ebo ha anche parlato del potenziale delle cittadine e dei cittadini comuni e dei movimenti dal basso per chiamare i propri rappresentanti politici a rispondere sul tema del disarmo. Portando il problema all’attenzione delle istituzioni, «diventa difficile ignorarlo».

«La questione nucleare è troppo importante per essere lasciata solo agli Stati», ha affermato.

L’educazione al disarmo e alla non proliferazione è portata avanti da organizzazioni non governative e gruppi di advocacy, come la SGI.

Chie Sunada, SGI’s Director of Disarmament and Human Rights
Chie Sunada, SGI’s Director of Disarmament and Human Rights

Dal 1957, il disarmo nucleare è parte integrante della più ampia agenda della SGI per la promozione di una cultura di pace. Sunada ha ricordato che l’educazione contribuisce a costruire una «potente solidarietà transnazionale» tra le persone. In quest’ottica, SGI ha organizzato incontri pubblici con i hibakusha – i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki – affinché potessero condividere le loro esperienze sia con il pubblico giapponese che internazionale, oltre a workshop che raggiungono oltre 10.000 persone all’anno.

Il panel ha riconosciuto gli sforzi per il disarmo nucleare attraverso la diplomazia globale e i movimenti dal basso. Per far sì che i trattati nucleari vengano rispettati e applicati, è forse necessario che alla loro base vi sia una comprensione condivisa di cosa costituisca un “tabù nucleare”: sia che si tratti di una proibizione del primo uso o di un divieto totale.

Mukhatzhanova ha fatto notare che questa comprensione varia a seconda dei gruppi – politici, diplomatici, accademici e di opinione pubblica – e ha suggerito che sarebbe utile riflettere e discutere su un terreno comune in vista della Conferenza di Revisione del TNP del 2026.

Questo articolo è stato realizzato da IPS Noram in collaborazione con INPS Japan e Soka Gakkai International in stato consultivo con l’ECOSOC.

INPS Japan/IPS UN Bureau Report

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